Dopo qualche decina di chilometri posso sbilanciarmi sulla provasu strada delle Asics Nimbus 14.
Venendo
dai modelli precedente delle Nimbus non ho trovato nessun problema di
adattamento del piede e della meccanica di corsa con il passaggio al
nuovo modello.
Sostanzialmente
non ho trovato differenze tali da poter dire che la casa giapponese
abbia migliorato o peggiorato il prodotto che già di suo era, dal mio
punto di vista, già ottimo.
Il
diverso disegno del gel ammortizzante potrebbe far pensare ad una
scarpa più controllante l’iperpronazione, al lato pratico questa
caratteristica non si sente.
L’avampiede risulta invece effettivamente più secco e reattivo.
La
leggerezza raggiunta da questo modello è dovuto sicuramente e i nuovi
polimeri, ma al tempo stesso il materiale utilizzato è in quantità
minore, accorciando di fatto la vita della scarpa.
Se
la suola non presenta particolari novità la tomaia mantiene la
conchiglia accogliente e protettiva per il tendine di achlle. Si è fatta
sentire alle prime uscite la parte che avvolge le ultime dita dei
piedi, come se avessere stretto leggermente la pianta, ma poi tutto si è
assestato.
Speriamo
che la vita media non sia diminuita ulteriormente e che abbiano risolto
la scucitura in punta verso la fine vita, problema che ormai si
trascinano da anni.
Per
chi, come me, ha il collo del piede alto, la linguetta risulta essere
appena sufficiente in larghezza, così come le stringhe che da qualche
modello a questa parte sembrano sempre più corte.
Come
sempre concludo con la mia solita considerazione: “ le scarpe da
running sono come le donne, alla prova sembrano quelle ideali, ma la
verità esce alla distanza.”
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